In the occasion of the Salone del Mobile ( Milan Furniture Fair) Paola Colombari Gallery presents the exhibition of the famous Brazilian designer Sergio J.Matos | BRAZIL METICCIO | during the Milan Design Week and Maroncelli Design District.
The exhibition curated by Paola Colombari in collaboration with Neia Paz presents the latest works of Art Designer Sergio J.Matos, also present in the Pavilion of Brazil the University of Milan.
The exhibition runs from 5 april to 30 may 2017.
The inauguration will be Wednesday, April 5 from h.18 / 22 at the Galleria Paola Colombari .
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La Galleria Paola Colombari inaugura il 5 Aprile dalle h.18 alle h.22 in occasione della 56° edizione del Salone del Mobile di Milano
e di Maroncelli Design District la mostra personale del noto designer brasiliano Sergio J. Matos dal titolo “BRASILE METICCIO” curata da
Paola Colombari in collaborazione con Neia Paz in via Maroncelli 13 (interno cortile) , presso la sede del gruppo Filmmaster che dal 1976
è leader di mercato nelle produzioni pubblicitarie. La Gallerista Paola Colombari trend-setter dal 1981 nelle tendenze avanguardistiche
dell’Art Design si dedica già da alcuni anni con passione al Design brasiliano e dopo avere realizzato la mostra “ Brasil Art Design” nel 2015
presenta per la prima volta in Italia la personale del designer Sergio J.Matos. Le opere in mostra raccontano le radici meticce di un mondo
brasiliano nato nei secoli dalla diaspora dei diversi popoli che ne caratterizzano il linguaggio attraverso un forte apporto materico
e tropicalista. La mostra “BRASILE METTICCIO” racconta un Brasile di dimensioni continentali ed anche multiculturale. Il designer
Sergio J.Matos lo definisce “un contenuto sociale che nasce nel miscuglio dei popoli e si sviluppa in diverse tonalità di pelle,
raggruppamenti di idiomi, dialetti, conoscenze e usanze/costumi ancestrali. Un Brasile Meticcio. Indigeni, europei e afro-discendenti
strutturano la matrice di una nazione con caratteristiche uniche, provenienti della fusione dei riferimenti di identità. La “brasilidade” che
affina i sensi, nutre il ventaglio di ispirazioni del design ed esalta la cultura come materia prima. Il fatto a mano è l’impronta in contrasto
con la produzione di massa e valorizza i mestieri ereditati dagli dai costumi ancestrali. Ogni prodotto racconta la storia, recupera i ricordi
e celebra i legami di appartenenza. Design con l’aura del meticcio. Unico.
In mostra tra le opere più significative troviamo la Poltrona Caçuá. Originariamente di vimini, “Caçuá” è la denominazione di una cesta
grande e lunga, che va messa sul dorso degli animali da soma. Da questa cesta viene l’ispirazione per la poltrona che prende il suo nome,
carica di storie, ripiena di identità brasiliana. La struttura in acciaio inox, e la trama in corda navale il colori diversi rivela l’estetica
contemporanea segnata dalla confezione artigianale. In risalto la volumetria e l’intrecciarsi dei fili che proiettano un disegno ipnotico.
Oltre all’esotismo, il design riscatta/recupera il regionalismo che attraversa il tempo nelle strade rurali infinite del nord-est brasiliano.
Gli stessi descritti nei paesaggi del romanziere Jorge Armado, dove gli animali da soma trasportano la produzione di cacao nei Caçua
riempiti fino all’orlo “dell’Oro Nero” dei baroni.
Il concetto della Poltrona Arreio dice Sergio J.Matos rappresenta “L’arte e i mestieri del costume impregnati di identità regionale.
Le cinghie ideate per legare la sella al corpo del cavallo e vendute nel mercato di Campina Grande (Paraíba) risaltano come materia prima.
La struttura in acciaio della poltrona è contornata da dieci cinghie di cuoio affibbiate, che originariamente appartengono al paesaggio del
deserto “nordestino”, sul dorso della cultura impregnata di codici e simboli materiali e immateriali che accentuano lo stile di vita e il profilo
dei suoi personaggi. I riferimenti rustici, la forza e il design esotico, ci trasportano ai riferimenti del “Movimento Armorial “ dello scrittore
Ariano Suassuna che negli anni‘70 ha proclamato il riscatto dell’arte erudita per forgiare un’identità culturale basata nelle tradizioni.
Nella reinvenzione delle finalità il disegno della poltrona trasforma le imbragature nel punto di connessione tra passato e presente e
protegge l’essenza di un repertorio di storie che galoppano con il sapere degli antenati.
In mostra osserviamo con interesse la sedia Bakairi. Il disegno grafico secolare incideva la maschera rettangolare del legno utilizzato dai
popoli Bakairi nel rituale Yakuigâde. Le stesse linee di geometria esatta hanno ispirato la creazione della media che prende in prestito il nome
dell’etnia indigena che abita ai margini del fiume Paranatinga nel Mato Grosso. Il disegno mette in risalto il tracciato degli antenati e il
vincolo con le tradizioni, i miti colmi di elementi naturali. La cultura dei Bakairi racconta l’origine del mondo, del giorno e della notte, del sole
e della luna. Guarda nella celebrazione sofisticata Yakuigâde la venerazione per gli spiriti protettori degli animali acquatici e degli uccelli
fluviali. I riti, sempre guidati dal capogruppo locale e dallo xamã per il piano spirituale. Contengono canti e preservano le pitture corporali,
elaborato con “jenipapo” e “urucum”. Esaltano la pesca, la caccia, e il cibo. Il racconto impregna il design che modella con l’acciaio e la
rilegatura artigianale la memoria che resiste al tempo.
La Poltrona Morototó rappresenta per Sergio J. Matos l’ispirazione che viene dalla flora. Flora che germina nella forma della poltrona
Morototó, albero imponente della foresta amazzonica brasiliana. Dal disegno ellittico del seme è stata colta la traccia e riprodotta in una
triade nella robusta struttura in acciaio. Traduce le connessioni dei frutti che pendono in grappoli dalle coppe che raschiano il cielo in
un movimento delicato. La trama artigianale del rivestimento rivela il movimento ipnotico della corda navale, compone le texture, mette
in risalto la volumetria e trattiene il caldo delle mani capaci di legare la poesia. Il design contemporaneo si ramifica in connessione con la
natura, si lega con i miti della foresta e sublima il seme come simbolo di vita e materia prima che abbellisca e incoroni i rituali indigeni.
Porta nella propria essenza la radice antica di “Brasilidade”.